BISCOTTI
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Premessa
Questa ambientazione non ha velleità di accuratezza. Non sono un esperto e non ho fatto ricerche precise, ma solo fin dove la mia curiosità mi ha spinto. Il resto è frutto di immaginazione. Avrò sicuramente scritto castronerie, per cui chi volesse correggermi è il benvenuto.
Detto ciò, di storia scritta, per non parlare di mappe o cartine, nei secoli bui ce n'è poca, o almeno io ne ho trovata poca. La fonte principale che ho usato è questo documento
che ho trovato per caso e per il quale non ho chiesto diritti di utilizzo, ma per il quale ringrazio Stefania Bacchilega e il sito radicimolesi.wordpress.com. Altra fonte è il documento 'Compendio della storia civile ecclesiastica e letteraria della città d'Imola' di Giuseppe Alberghetti, reperibile (digitalizzato) su Google books.
Poi le mappe dell'abate Ferri (la cartina nei sotterranei di Palazzo Tozzoni, seppur del 1700) e altre fonti e cartine prese in rete e non meglio identificate. Come ovvio non ho avuto nessuna intenzione di infrangere diritti d'autore o dannegiare nessuno, per cui nel caso così fosse, sono pronto a eliminare il contenuto incriminato.
Purtroppo, non sono riuscito a trovare quasi nulla sul territorio circostante la città. Ci sarebbe la pubblicazione di Gina Fasoli, 'I conti e il comitato di Imola', che dovrebbe stare nel 'Atti e memorie. Deputazioni di storia patria per le provincie di Romagna, col. VIII del 1942-43', ma non sono riuscito a trovarne un'edizione digitale. Così come non ho trovato una versione digitale della carta dell'abate Ferri, ma ho potuto solo guardarla a palazzo Tozzoni.
Un po' di storia
Imola del 1220 è alla fine di quel percorso di decastellamento e
inurbamento tipico del periodo storico. Per tutto il medioevo la città,
Forum Cornelii è il nome romano, è stata preda di scorribande e flagellata
dal passaggio delle guerre. Per questo era stata sempre più abbandonata
a favore di posizioni più fortificate e facilmente difendibili. Prima
dell'anno mille risulta occupata quasi solo da insediamenti di origine
religiosa, chiese e monasteri. Altre due zone avevano attratto la
popolazione in cerca di difesa e guida, rendendo l'area di fatto tripolare.
Uno era Borgo San Cassiano, costruito attorno alla basilica omonima,
cresciuta attorno al santuario eretto sul luogo di martirio del santo e
divenuta nel tempo sede del vescovo e di un borgo fortificato, con un suo
esercito. L'altro è Castrum Imolae, costruito sull'attuale Monte
Castellaccio. Sorto forse già ai tempi dei romani come fortificazione di
guardia su questo lato del fiume, nel tempo è cresciuto occupando tutte
le pendici del monte, con una propria pieve, un proprio castello fortificato,
proprio istituzioni comunali e un borgo esteso sull'attuale parco delle
acque minerali. Dopo numerose lotte e guerre (il vescovado sottostà alla
potente curia di Ravenna, mentre la città orbita più sotto l'egida imperiale)
Borgo San Cassiano viene abbandonato e raso al suolo (per l'ultima volta)
nel 1175 e la sede vescovile trasferita all'interno delle mura di Forum
Cornelii. Castel d'Imola invece verrà abbandonato e distrutto nel 1222,
due anni dopo l'inizio della campagna, dopo lotte (il potentato faentino e
bolognese lo supportarono nelle guerre contro Imola) e a seguito di un
accordo politico.
Questa sotto è una foto parziale della mappa dell'abate Ferri. Nonostante
sia del 1700, ancora si vede riportata la traccia dei due borghi (segnati in
rosso). Inoltre si vede come ancora 500 anni dopo non ci fossero
ponti sul fiume, che era invece usato come via d'acqua e servito da
barcaroli e traghettatori.
Castel d'Imola
Castel di Imola è l'insediamento di cui si sa meno. Si suppone possa
derivare da una struttura già di origine Romana, una fortificazione
di controllo sull'altro lato del Santerno. Nei secoli bui poi il luogo è
tornato utile come rifugio e nel tempo vi è stato costruito un
castello, un borgo sottostante che si estendeva forse su tutto il
territorio delle attuali Acque Minerali e una pieve con monastero e chiese.
La sua influenza pare si estendesse da Ghiandolino a Zello, e pare fosse
abitato da un migliaio di persone.
Non ho fatto una mappa del sito perché viene abbandonato e distrutto
due anni dopo l'inizio della campagna, ma soprattutto perché non ho
trovato alcuna documentazione quindi si può improvvisare a piacere.
Si trovano riferimenti di un ponte sul fiume che serviva al borgo, inoltre
una porta della città, porta Aldrovandi, risultava probabilmente deputata
al controllo della via di comunicazione verso Castel di Imola, infatti dopo
la distruzione del castello la porta cadde in disuso. Le chiese che sono
poi state spostate a Forum Cornelii erano S. Matteo con annesso un
monastero di benedettini, e una S. Maria.
NOTA: Il castrum dovrebbe essere sorto sul monte Castellaccio.
La cosa che trovo strana è che nemmeno Scarabelli, che ha scavato fino
alla terra nuda e ha trovato resti paleolitici, abbia trovato nulla… e a dire il
vero, guardando la carta dell'Abate Ferri, risulta che sul monte
Castellaccio, dove nel '700 sorgeva un podere, ci siano i resti della
chiesa di San Matteo. C'è poi sul fiume, in corrispondenza dell'antico
ponte delle lastre romano, una fortificazione, distrutta assieme a
Castel d'Imola. Si potrebbe pensare che tale fortificazione fosse Castel
d'Imola, a guardia dell'accesso al borgo? Resta comunque non pervenuta
in zona alcuna traccia di abitazioni, fattorie, campi o altro.
Borgo San Cassiano
La sede del palazzo vescovile sorge all'esterno dell'abitato perché nata
sul luogo del martirio del santo e quindi risalente all'epoca romana, in
cui i santuari venivano costruiti fuori dalle mura. Il borgo nei secoli tra
il 1000 e il 1200 è parte integrante di tutte quelle lotte tra Imola, Bologna
e Faenza per il predominio sulla zona. È servito come baluardo filopapale
quando Imola filoimperiale tentava di non essere assoggettata a Bologna.
Per questo è stato più volte distrutto e ricostruito, anche per ingerenza
papale o imperiale. Alla fine però viene definitivamente raso al suolo e gli
abitanti si trasferiscono in città, dove appena fuori le mura viene eretta
la nuova basilica con sede vescovile e viene costruito un quartiere
apposito per loro. Nella finzione però il luogo viene sfruttato dai personaggi,
anche vista la presenza della fonte magica che fino a quando era
sovrastata da una basilica consacrata e da così tanti devoti era rimasta
nascosta e silente. Così dopo qualche decina d'anni il vecchio borgo
è sede del Covenant Sancti Cassiani (vedi dopo).
Forum Cornelii
La città dopo la caduta dell'Impero Romano è stata sempre più preda di
scorribande e delle guerre tra Goti, Longobardi e altri. Forse per la
presenza della via Emilia molti abitanti dovevano aver scelto di spostarsi
nei due insediamenti limitrofi, più facilmente difendibili e meno su una via
di comunicazione tanto importante. Di come fosse Imola nell'anno 1000
si possono fare solo supposizioni dato che documenti ce ne sono
davvero pochi e men che meno cartine o mappe; le più recenti, come
quella della città e dei borghi circostanti dell'abate Ferri, risalgono ad
alcuni secoli dopo. La mia pianta è quindi fatta a partire da ricostruzioni
trovate sui libri che ho cercato di riassumere e integrato a mio gusto.
Qui due cartine: la prima con mura, porte (e indicazione delle porte antiche)
e quartieri; la seconda con le aree destinate alle varie popolazioni e
le piazze. (Di una piazza ho parecchi dubbi, perché le fonti danno indicazioni
contrastanti. Chi dice che l'attuale piazza Gramsci sia l'ex campo S. Paolo,
altre indicano una piazza Caduti per la Libertà come la ex piazza al centro
dell'antico insediamento romano, quindi proprio il campo S. Paolo... per cui
ho battezzato una quarta piazza, sita sull'attuale piazza Gramsci (anche se
fonti parlano di tre piazze), che ho chiamato solo Quarta piazza (Caduti per
la Libertà mi pareva moderno e comunque non preciso).
Sulle mura dovevano esistere almeno
un paio di strutture difensive dette
'castelline': una sul lato ovest dove poi
sarebbe sorto il duomo, l'altra su quello
est, adibito forse a residenza imperiale
durante il soggiorno del Barbarossa,
probabilmente attiguo a S. Maria in Regola.
Qui la cartina di chiese (quelle dentro o
appena fuori l'abitato) e ospedali.
Non ho trovato la posizione di S. Leonardo.
Bisogna tenere presente che la città nel 1220 è in piena espansione, e
ogni anno nascono nuovi palazzi, torri o sedi istituzionali, per cui l'aspetto
è sempre in cambiamento. Per questo maggiori dettagli di una cartina,
come ad esempio case private o altro, non sarebbero mai esaustivi.
Nei secoli bui l'abitato era probabilmente limitato, o retratto, alla pianta
dell'accampamento originale Romano (il tratteggiato in giallo). Nel 1220 la città era già divisa in quartieri e la
popolazione cominciava ad essere più nutrita dato che nei secoli precedenti
erano stati annessi diverse popolazioni. Oltre a quelle di Borgo San Cassiano
e la successiva di Castel di Imola, anche popolazioni venute da annessioni
militari o rifugiate da Dozza o da altre città vicine in fuga dai vari conflitti
con faentini e bolognesi, filo papali. In città nel 1210 risultano 4200 abitanti.
I limiti del territorio imolese erano:
il torrente Quaderna (flumen Claternæ) con Bologna, Casola Valsenio
(Casulam) con il territorio di Faenza, Fontanelice con i terreni dei conti
Ubaldini e le paludi a pochi chilometri oltre Sesto Imolese a nord.
La città era cinta da mura di legno mobili così come di legno erano
probabilmente le porte. Esisteva già una rudimentale fortificazione in
parte turrita nel sito dove poi verrà costruita la Rocca anche se si tratta
probabilmente sempre di una costruzione di legno. Davanti le mura è
scavato un fossato, alimentato dal Canale dei Mulini. L'antico ponte romano
su cui la via Emilia attraversava il Santerno era distrutto da secoli,
non si hanno notizie di altri ponti ma il fiume veniva attraversato su
guadi, passerelle e 'pedagne', e tramite barcaroli, mestiere diffuso e prezioso.
In alcune fonti ho trovato citati alcuni ponti come il ponte San Matteo
che doveva essere vicino a Castel d'Imola, ma tali ponti dovevano
essere più passerelle di legno o di barche, temporanei e incerti. Magari
di utilizzo dedicato o proprietà di qualcuno, e di certo non sulla via Emilia.
Da notare che il percorso del fiume era diverso da adesso perché nei
secoli l'alveo è stato abbassato e il corso corretto per bonificare la
zona di viale Dante, al tempo parte dell'alveo o comunque terreno
brullo soggetto ad inondazioni ai tempi delle piene. Il fiume al tempo
infatti passava all'altezza di via Molino Vecchio. Anche nella famosa
mappa di Leonardo si vede come ancora allora il corso del fiume fosse
diverso.
Nel 1220 la città era vitale, con mercati e
artigiani che attraevano i contadini dalle campagne. Il mercato si teneva
lungo quel po' di selciato rimasto della via Emilia, dall'attuale angolo con via
Orsini e il convento di S. Agostino, nella zona del centro e nell'attuale Piazza
Matteotti, che allora era parte del complesso della
chiesa e del monastero di San Lorenzo e anche del camposanto
annesso. Infatti con l'affermarsi del potere comunale la zona verrà
sempre più abbandonata dagli ecclesiastici per diventare il centro
della città. Le vie del centro dovevano
essere in gran parte coperte da portici,
per lo meno in corrispondenza degli
edifici principali e delle abitazioni
con bottega. In quel periodo sorsero
diversi palazzi nobiliari, con tanto di torrette,
adibite a difesa ma atte a mostrare la ricchezza
della famiglia (torri poi ridimensionate per
ordinanza comunale per limitare il potere
di singole famiglie). Forse l'unico esempio
di tali costruzioni oggi ancora quasi intatto
è palazzo Pighini, in via Appia, quasi all'incrocio
con l'Emilia, ora sede del Credito Romagnolo.
La cartina che segue riporta gli edifici costruiti in piazza nel
secolo successivo, il palazzo del comune
che nel tempo verrà espanso e si
sostituirà alla centralità di S. Lorenzo,
ma è valida anche per capire com'era la pieve di San
Lorenzo dopo il 1000.
Nel XIII secolo Imola era anche un polo agricolo, le merci venivano trasportate
lungo il Canale dei Molini (o lungo la via Selice) fino a Conselice, che allora
era un porto lagunare fino al Po e quindi al mare. L'importanza del canale
è ovvia: dall'irrigazione, ai trasporti, ai mulini e a tante altre attività.
In città risultano presenti diverse chiese: S. Lorenzo; S. Maria in Regola (appena
fuori le mura, finché non sono state allargate); la cappella di S. Egidio,
all’inizio di via Orsini ad angolo con la via Emilia; S. Giovanni, in angolo
tra via Selice e Callegherie; monastero ospedale di S. Giorgio, presso
ponte rio Correcchio sulla via Emilia; S. Giuliano, all’attuale via Cavour
111; il cenobio di S. Matteo (da castel d'Imola), in via Manin; S. Donato
(da S. Cassiano), accorpato alla chiesa di S. Paolo, presso il Porticaccio
sotto il centro cittadino; un altro S. Paolo, in vicolo Olivo; il cenobio di S.
Maria e S. Stefano in Zaconia, sito dove ora è l’ospedale vecchio; il monastero
benedettino di S. Eustachio e S. Caterina, sito dove ora sono le scuole
Carducci; S. Giacomo; S. Leonardo; S. Michele; S. Maria di Valverde; S. Spirito;
l'ospedale di S. Bernardo, sito in una delle piazze in città.
Oltre al sagrato e al cimitero di S. Lorenzo, esistono altre piazze, o
meglio campi: quello di S. Paolo, all'incrocio tra cardo e decumano,
detto la Terza Piazza; l’area del Porticaccio, su parte del centro
cittadino; il campo in Piazza Caduti per la Libertà, corte sita in parte in
piazza Gramsci.
Nel XIII secolo le famiglie nobili ghibelline sono: Pagani, Sassatelli,
Mendoli, Nordigli; le guelfe invece: Brizzi (o Brizi), Alidosi, Vajni.
Un personaggio fondamentale per Imola è Mainardino degli Aldighieri.
Ferrarese, vicino a Federico II, fu vescovo dal 1207 al 1249. Assunse
anche per lo meno due volte la carica di podestà, dal 1209 al 1210 e dal 1221 al 1222.
Altra personalità importante, anche se più tarda, è stato il condottiero
Maghinardo Pagani. Compare sulla scena politica imolese e romagnola
attorno al 1270. Fautore di instabili alleanze con Faenza, combatté al
fianco di Guido da Montefeltro, e ricoprì la carica di podestà ed insieme di
capitano del popolo della città di Imola, Faenza e Forlì. Si colloca quale
espressione del braccio armato del potere pontificio, estremamente utile
alla S. Sede in un'area come quella della Romagna.
Il territorio
Come dicevo, questa sezione è ancora da sviluppare. Intanto:
Il canale dei Molini viene costruito dai monaci di Santa Maria in
Regola ingrandendo probabilmente un canale romano che
collegava Imola al porto di Conselice (Caput Silicis) sulla Valle
Padusa. Attinge l'acqua dal Santerno presso Codrignano (6 km
circa dall'abitato) per mezzo di arginelli di sassi. Raggiunge
Imola e, come oggi, si biforca alle serraglie di S. Cristina. I
due rami aggirano la città, per poi, raggiunta via Selice, piegare
verso nord costeggiandola fino al termine.
Dei molini costruiti lungo il canale, sette erano lungo le mura.
Purtroppo non ho trovato le date di costruzione di questi mulini,
ma solo documenti che li citano come esistenti in una certa data.
I loro nomi sono: Ilone (citato nel 1271), Santa Cristina (citato
nel 1289), Molinazzo, Mulino Nuovo (sito in corrispondenza di
via Avicis e citato nel 1430), Molino Vecchio, Appio, Gualchiera.
A metà del XII la diocesi imolese era suddivisa in pievi: S. Cassiano, S.
Lorenzo (in piazza Matteotti), S. Maria del Castel d'Imola, S. Apollinare in
Aquavia (a Cantalupo Selice), S. Maria in Centumlicinia (a Fabriago), S.
Stefano di Barbiano, S. Patrizio (a Conselice), S. Maria di Val Sellustra, S.
Prospero, S. Maria di Tossignano, S. Maria a Gesso, S. Andrea (alla Pieve di
S. Andrea), S. Savino di Mezzocolle, S. Martino di Mazzolano, S. Angelo di
Campiano (a Limadiccio, Val di Senio), S. Maria in Tiberiaco (a Monte Mauro),
S. Geminiano di Codrignano.
Covenant Sancti Cassiani
Questo dovrebbe essere il quartier generale dei personaggi.
Da sempre nella zona di San Cassiano c'è una polla di acqua magica, che
viene da una fonte sotterranea, in cui vivono elementali dell’acqua. Le fate
si insediano poco dopo nella zona. Nel periodo preromano arrivano gli
uomini, che ereggono un altare a un dio pagano, la dea Marìca.
[Marìca era una dea di origine etrusca, una ninfa protettrice dell’acqua e
delle paludi, degli animali, dei neonati e della fecondità; ed era anche
detta l”incantatrice” o la “maga” perché si diceva fosse brava a
trasformare gli uomini in animali. Il suo culto si porta dietro quello di suo
padre Nethuns, che nella mitologia etrusca fu la divinità dei pozzi, e in
seguito delle acque e dei mari. Nethuns risulta collegato al dio celtico
Nechtan e alle divinità vediche dal nome di Apam Napat, e al dio greco
Dioniso; che oltre ad essere dio del vino, era anche dio dell'abisso e
dell'ignoto. Per cui Nethuns era forse anche dio degli accessi al Tufulta,
l'oltretomba etrusco.]
In periodo romano nel santuario arriva il futuro San Cassiano, che è un
letterato e un educatore. Il cattolicesimo è ancora fuori legge ma
Cassiano di nascosto lo diffonde, e nel contempo eradica
il vecchio culto contadino. Le fate che abitano nella zona, nell’attuale
bosco della Frattona, fino a quel momento potevano accedere alla fonte
senza grandi ostacoli, a patto di agire con discrezione. Adesso però
vengono combattute. Per cui cominciano a tramare. Riescono a
convincere un alunno fedele al vecchio culto a denunciare Cassiano
come cristiano. Così avviene il martirio, tra il 303 e il 305.
Il giudice fa eseguire la sentenza agli alunni, che avevano ascoltato le sue
prediche. L’alunno che l’aveva denunciato viene quindi costretto a
commettere un omicidio, quando lui voleva solo rispetto per il suo culto.
Così, preda del rimorso, finisce per impazzire e viene posseduto da un
demonio. La zona ne sarà infestata per i secoli a venire e l’area sarà
flagellata da episodi di violenza e follia.
Dopo il 313, quando il cristianesimo diventa religione nazionale, sul luogo
del martirio viene eretto un santuario. Il luogo acquista un’aura divina,
anche se l’acqua fatata viene usata per la fonte battesimale. In questo
periodo il demone è costretto a rimanere nascosto. Nei secoli vengono
erette diverse strutture sacre, finché, dopo il mille, l’area è occupata dal
Castrum Sancti Cassiani. L'aura magica e demoniaca vengono sottomesse dall'influenza cristiana.
Quando nel 1175 il borgo viene distrutto le fate riottengono l'accesso
alla polla, che riacquista la sua aura magica. Nelle rovine rimane qualche
paesano che continua ad abitare l’area, più che altro per coltivare il campi
attigui. La voce della polla adesso libera da influssi divini fa sì che i magi
decidano di costruirvi un covenant. Per sfruttare la fonte di vis [in Ars
Magica è energia magica contenuta in sostanze fisiche], ma anche per
tentare di mantenere buoni i rapporti tra i mondani e le fate. La polla,
con la costruzione della basilica, era stata interrata e sopra vi
era stato costruito un pozzo in muratura, nei sotterranei tra la basilica e il
convento di S. Donato, accanto al campanile. Da qui si può accedere alla
regio. [in Ars Magica una regio è un'area di realtà sovrapposta a quella
normale che esiste in una dimensione magica o fatata. Le due regioni
gemelle coesistono nello stesso luogo. Ci sono dei punti di accesso in
cui, avendo le capacità necessarie, si può entrare nella regio. Altrimenti
si rimane nella realtà mondana. Per entrare in alcune regio è sufficiente
sapere che esistono. In questa però è necessario che chi sa come fare
lo mostri ai nuovi ospiti.] L'accesso è un passaggio in un angolo oscuro
tra le rocce del sottosuolo, largo appena una persona, che da accesso
al lago sotterraneo e l’acqua con gli elementali. I magi hanno costruito
ai bordi della regio laboratori e camere private.
Il resto del covenant è costruito nelle parti sotterranee e nelle poche
parti non del tutto rase al suolo del vecchio borgo. Soprattutto il piano
inferiore del convento accanto alla basilica è stato risparmiato, perché
verso la fine dei lavori gli operai demolitori videro il demone, appena
liberato, e fuggirono.
Qui sotto la cartina dell’ex borgo, inventata da me, basata sulle rovine
attuali e i rilievi archeologici, oltre che sull'aspetto di chiese simili del
tempo. Ovviamente nell'avventura il sito sarà in gran parte distrutto,
quindi va immaginata la zona diroccata. Per quanto riguarda il covenant
ognuno dovrà inventare il proprio, tenendo presente che è costruito
nella parte sud-est, sotto l'ex convento.
Dettagli per Ars Magica
Il covenant ha pochi anni, per cui è di primavera. Vista la situazione,
dovrebbe avere almeno i seguenti Hook e Boons:
- Road (minor): è poco distante dalla strada principale, la via Emilia.
- Protector (minor): il Tribunale Romano vuole che i magi sorveglino la
fonte e evitino scontri tra fate e mondani. Il controllo dell’operato dei
magi è stato delegato al covenant Literatus, vicino Bologna.
- Monster (minor): gli elementali nella fonte possono essere un problema.
- Regio (major): le parti interne del covenant sono accessibili solo da chi
sa come entrare.
Tutto il resto è meglio venga costruito dal gruppo, dato che le risorse
utili dipendono molto da magi e companion, anche se sarebbe strano
non ci fosse tra la Vis disponibile quello Aquam dalla fonte magica.
Il bosco delle fate
Nell'attuale Bosco della frattona vivono delle fate, della natura.
Stanno in tre regio magiche al centro del bosco, dove la vegetazione è più
fitta. Si raggiungono entrando all'interno del tronco degli alberi, si esce dall'altra parte
e ci si trova nelle regio. La più grande è la città fatata, costruita tra le fronde
degli alberi. Le driadi sono tutte femmine, e sono le dominanti.
Sono esseri umanoidi alti la metà di una persona, esili e dai colori naturali,
occhi verdi, capelli come paglia da cui nascono i fiori e cose del genere,
più alette da farfalla con le quali possono volare. Possiedono anche poteri
fatati. La regina, padrona della regio, è una di loro. Mariti delle fate sono gli gnomi,
dal classico aspetto paffuto, con barbe bianche e cappelli rossi a punta. Di indole pacifica,
anche troppo, in pratica vivono oziando qua e là, sorridendo e dispensando consigli,
soprattutto su attività artigianali col legno, di cui sono esperti e appassionati. Il
principe consorte è uno gnomo, non meno disinteressato da quasi tutto. La difesa
invece è appannaggio dei fauni, esseri con tutti i classici pregi e difetti. Non si
occupano altro che della lotta e di gozzovigliare e festeggiare. Il capitano
delle guardie è sempre al fianco della regina.
Suggerimenti per avventure
Ovvero le avventure che ho preparato e in parte giocato
Il ragno del tempo
Guerra o pace?
Il cinghiale magico
San Francesco
Il drago di Mordano
La maledizione di Bologna
Il cavaliere bianco
Incursioni fredde
Il libro dei draghi
Il Barabén
Draco Bononiensis
Longana
Il Drago di Belverde
Il Ragno d'Oro
Il Magalasso
Calendario degli eventi del periodo
Ecco alcune date e avvenimenti storici reali, pregressi per capire meglio il contesto,
e successivi per seguire il prosieguo degli avvenimenti.
Nel 1080 si ha prova di un governo cittadino ha sede a Forum Cornelii, e di
uno stato comunale.
Il 5 gennaio 1084 il vescovo Morando di Sancti Cassiani elargì le prime
concessioni al clero della città, anche se rimangono contrasti.
Nel 1130 papa Onorio II scrive un documento che restituisce potere a San
Cassiano. Imola tenta un assalto a Castrum Sancti Cassiani, ma viene respinto.
Nel 1131, in risposta, i cassianesi con l'aiuto di ravennati e bolognesi
distruggono città e mura. Poi Imola si allea con Faenza che li aiuta a
ricostruire le mura.
Nel 1137 Faenza passò dalla parte di Bologna (entrambe guelfe, filopapali).
Si susseguono attacchi e contrattacchi. I Bolognesi pongono un presidio a San
Cassiano, i faentini a Castel d'Imola.
Nel 1143 S. Agata sul Santerno viene annesso a Faenza.
Nel 1153 Imola firma una pace a condizioni pesanti.
Il 25 giugno 1159 Imola ottiene la protezione di Federico I Barbarossa e
diventa ghibellina. A Imola viene costruito il palazzo del vicario imperiale.
Nel 1175 il vicario Cristiano (o Cristino) attaccò i castelli guelfi tra cui Castrum Sancti Cassiani.
Nel febbraio 1177 San Cassiano viene raso al suolo.
Il 3 luglio 1187 il Vescovo Enrico (1173-1193) firma un atto per far
erigere un nuovo Duomo e palazzo vescovile dove sono oggi.
Nel 1187 Imola conquista il castra di Bergullo.
Nel 1198 vengono ospitati gli esuli da Dozza, occupata dai bolognesi.
Bologna e Faenza iniziano ad attaccare Imola per fermarne l'avanzata. Intanto a
Imola arriva il vicario imperiale Marquardo di Annweiler. Questi
contrattacca e ricaccia i guelfi, e prosegue fino a distruggere il castello di Tossignano.
Nel 1210 diventa podestà Mainardino degli Aldighieri, già vescovo.
Nel 1213 Imola conquista il castrum Gallisterna.
Il 6 gennaio 1221 il vescovo Mainardino degli Aldighieri convince i
castrimolesi a trasferirsi in città.
Nel 1222 Castrum Imolæ viene raso al suolo e l'area collinare destinata a
coltura. San Francesco, a 40 anni, predicò a Imola.
Nel 1225 a Imola sorge il palazzo del comune, la torre civica e si comincia a
fortificare e completare la cinta muraria.
Nel 1227 viene fondato il convento di S. Maria della Carità, ad opera di
Mainardino degli Aldighieri, fuori porta Piolo, lato viale Andrea Costa.
Nel 1234 viene fondato il convento di S. Domenico Vecchio, all’incrocio tra via
Cavour e via Quarto, dove c’è la cappella di San Niccolò.
Nel 1235 Imola ottiene l'abbazia di S. Maria in Cosmedin da Ravenna, e massa S. Paolo.
Nel 1248 Imola entra nello stato della Chiesa. Bologna, guelfa, diventa centro
egemone. Imola deve accettare di ospitare famiglie di città lombarde
fedeli all'imperatore (Mantova e Cremona) a Massa S. Paolo, che diventa Massa Lombarda.
Nel 1254 Bologna caccia le famiglie filo-imperiali da Imola e impone un
controllo politico. Viene istituita la carica di Capitano del popolo. Bologna
indicherà il podestà, mentre il capitano sarà un indipendente, un militare 'forestiero' (toscano).
Nel 1259 inizia la costruzione della Rocca (verrà finita nel 1304 da Riccardo Alidosi).
Nel 1263 entrambe le cariche andranno poi a uomini bolognesi.
Nel 1272 sorge l’ospedale e la chiesa di S. Bernardo, sul lato sud di piazza Gramsci.
Nel 1274 si arriva a un accordo: viene eletto un governo di otto anziani
(consoli) che eleggono un capitano del popolo (l'autorità massima) tra i guelfi. I
filo-imperiali si rivoltano e cacciano i filo-papali. Bologna assedia Imola e
abbatte le mura e interra i fossati. Imola viene accorpata al comune di Bologna.
Nel 1278 papa Niccolò III termina il dominio bolognese, Imola diventa
libero comune, ma a comando della città viene messo un legato pontificio
che impone una dura politica militare e fiscale.
Il 1 aprile 1296 l'esercito di Maghinardo Pagani e Galasso (o Guido?) da
Montefeltro, capitani della lega ghibellina, occupano la città.
Nel 1299 Maghinardo diventa podestà fino alla morte (1302).
Nel XIV comincia l'ascesa della famiglia Alidosi, come reazione
popolare del contado. La famiglia viene citata già nel 1152. Diventano vassalli
del vescovo quando la sede è ancora castrum Sancti Cassiani. A fine XII
secolo conquistano la signoria di Castel del Rio. Verso metà XIII secolo
annettono Osta, Castiglione e Belvedere, Codrignano, Linaro e Montecatone. Nel
1294 per la prima volta conquistano il controllo della città, con l'alleanza con
Maghinardo Pagani, per mezzo dell’unione tra le famiglie. Dopo la
morte di Pagani nel 1302 Imola rimase in mano ai ghibellini.
Con la rivolta dei castelli di Toranello e Pediano, Lippo e Massa, gli Alidosi nel
1317 sono eletti nel consiglio dei ventiquattro sapienti. Nel 1324, Lippo
Alidosi risulta ‘creditore del comune per una forte somma prestata a titolo di
mutuo’. Nel 1327 il cardinale bolognese Bertrando del Poggetto solleva da
capitano del popolo Ricciardo Manfredi, faentino: a questo punto gli Alidosi
sono la famiglia più potente di Imola. Poco dopo cacciano i Poggetto.
Lippo Alidosi diventa capitano del popolo nel 1334.